15 dicembre 2021 – Giornata Nazionale del servizio Civile Universale
Far Crescere i Giovani. Far Crescere l’Italia
Mercogliano (AV) ore 14:30 Auditorium San Benedetto Via Aldo Moro
Seminario: Il Servizio Civile Universale analisi, prospettive e possibilità nell’ambito del Piano Nazionale di ripresa e Resilienza
Il Piano Nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato 710 milioni di euro per il Servizio Civile Universale, di cui 60 milioni per il servizio civile digitale. Il rilevante impegno finanziario rappresenta l’intervento in Italia, relativamente al Servizio Civile Universale, per rispondere alla priorità dell’Unione Europea di valorizzazione dei Giovani nell’ambito del programma: NGP (Next Generation Plan).
Nel PNRR il Servizio Civile Universale viene proposto su due missioni:
1. Missione 1, “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”.
2. Missione 5, “Inclusione e Coesione”.
L’Italia ed i paesi UE sono stati chiamati, con una accelerazione che in assenza dell’emergenza Covid-19 sarebbe stata impossibile anche solo immaginare, ad uno sforzo comune per l’implementazione digitale dei servizi e delle procedure, in tutte le sue forme e sfaccettature.
Il Servizio Civile Universale attinge dalle risorse destinate all’investimento 1.7 per migliorare, appunto, le Competenze Digitali di Base, per rispondere agli sforzi di trasformazione digitale della PA e della Società dell’Informazione, delle infrastrutture e dei servizi, al fine di garantire un grosso supporto innovativo nel percorso di alfabetizzazione digitale del paese ed in particolare per supportare le fasce della popolazione a maggior rischio di esclusione sociale che subiscono le conseguenze del digital divide.
Nella missione 5 “Politiche attive del lavoro” (M5C1) si trova l’altra, più consistente azione di finanziamento in favore del Servizio Civile Universale, con l’intento di potenziare il Servizio Civile Universale, stabilizzando i posti annuali disponibili promuovendo l’acquisizione di competenze chiave per l’apprendimento permanente.
Gli obiettivi specifici sono ambiziosi:
- aumentare il numero di giovani svolgono il Servizio civile e compiano un percorso di apprendimento non formale, attraverso il quale accrescano le proprie conoscenze e competenze e siano meglio orientati rispetto allo sviluppo della propria vita professionale;
- diffondere il valore e l’esperienza della cittadinanza attiva dei giovani come strumento di inclusione e coesione sociale;
- promuovere, attraverso i progetti in cui operano i volontari, interventi di valenza sociale più efficaci sui territori, anche intercettando la dimensione della transizione al verde e al digitale;
- realizzare i servizi a favore delle comunità per rendere il Paese più resiliente, ma anche per attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi.
Mentre il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale è il soggetto delegato all’attuazione degli interventi, gli Enti sono chiamati ad affrontare una programmazione su base triennale con più sicurezza, consapevoli che ci potrà essere continuità per la propria azione, e si potranno così dedicare a curare maggiormente la qualità degli interventi, sia con riferimento all’investimento sui giovani, sia in relazione alle ricadute sui territori e sull’ambiente.
1. Se il Servizio Civile Universale rappresenta ancora oggi un privilegio per pochi Giovani, gli Enti ed i Giovani, sono pronti per raccogliere questa sfida?
2. Cosa è possibile fare di più con i programmi per il raggiungimento di almeno uno degli obiettivi individuati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e che si inquadra in uno dei 15 specifici ambiti di azione identificati nel Piano triennale del Servizio Civile Universale?
3. Quale possibile scenario futuro si genererà dall’attuazione di questi interventi?
I partecipanti al seminario ne discuteranno per cercare di dare risposte e di costruire proposte.
1. Gli enti accreditati sono sicuramenti pronti per raccogliere la sfida, per farlo occorrerebbe in primis semplificare ulteriormente la modalità di candidatura dei programmi e dei progetti e potenziare la valutazione degli interventi in considerazione dei rispettivi contesti territoriali che derivano dalle analisi dei bisogni espressi sia dagli enti stessi, ma soprattutto dalle comunità e dai Giovani. Per farlo però è indispensabile che il Servizio Civile Universale non resti, ancora oggi, anche in ragione delle possibilità di finanziamento che derivano dal PNRR, un privilegio per pochi Giovani ma che rappresenti, finalmente, quella universalità che è il presupposto alla base della riforma introdotta dal Decreto legislativo 40/2017.
2. L’opportunità offerta dai programmi d’intervento facilita, attraverso l’attuazione degli standard di qualità, rispetto all’esperienza offerta al giovane, e quindi al sistema del servizio civile, contribuiscono sicuramente al raggiungimento degli Obiettivi individuati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Sarebbe opportuno però concentrarsi su uno degli ambiti di azione ed in particolare sull’ambito “Crescita della resilienza delle comunità” per quanto riguarda il servizio civile, perché si sta purtroppo assistendo ad un duplice fenomeno:
- Riduzione delle nascita e calo demografico significativo e drammatico: l'Italia si conferma all'ultimo posto tra i Paesi europei a più bassa natalità, dopo Spagna, Portogallo e Grecia. L'Istituto Nazionale di Statistica continua a registrare un decremento delle nascite e quest'anno il dato dovrebbe assestarsi sulle circa 380mila nascite a fronte di un aumento dei decessi che l'anno scorso ha toccato il picco dei 746mila, dovuti solo in parte nella contingente crisi sanitaria e la conseguente alta mortalità del Covid-19 e che invece si legano a filo doppio con il tema dell'occupazione femminile.
Per dirlo basta guardare ai nostri vicini francesi, la cui situazione demografica negli Anni 70 era simile alla nostra attuale e che oggi invece, con 1,84 bambini per donna (contro l'1,17 in Italia), salgono al secondo posto nella classifica dei Paesi a più alta natalità, subito dopo l'Irlanda.
L’impresa non è impossibile: basta mettere in bilancio le giuste misure per conciliare opportunità professionali e maternità, incentivi economici più importanti per le giovani famiglie, applicando politiche fiscali mirate e investendo in reti di servizi come nidi, spazi bambini e bambine, scuole dell’infanzia ma anche RSA o case per Anziani per alleggerire il carico di assistenza familiare delle famiglie, rispetto all’assistenza necessaria agli anziani, causato dall’aumento medio dell’aspettativa di vita.
- Negli ultimi 10 anni hanno lasciato l’Italia circa 250mila giovani: Un problema non solo sociale, ma soprattutto demografico ed economico. Il bilancio demografico dell’Istat certifica una emorragia che non accenna né a diminuire né a rallentare. Negli ultimi cinque anni i residenti nel nostro Paese sono diminuiti di 551mila unità. Un dato che preoccupa e che scaturisce da diversi fattori, oltre quello già enunciato annoso problema della denatalità, con un -4,5% delle nascite e un lieve aumento dei decessi, è quello relativo, sempre presente nella storia del nostro Paese e, per certi versi, caratteristico: l’emigrazione con un aumento che per l’anno in corso sfiora il 10%.
Ma perché i Giovani emigrano?
La ragione principale nel tempo è rimasta sempre la stessa: cercare un lavoro.
Dalla fine dell’ottocento al secondo dopoguerra si scappava dalla fame nelle campagne, oggi si scappa dalla disoccupazione, dalla precarietà o da un lavoro dequalificato e senza prospettive rispetto al proprio livello di formazione ed esperienza professionale.
L’emigrazione dal Sud Italia è soprattutto verso il Nord del Paese, dove i giovani vanno a studiare e a cercare il primo impiego, per poi varcare eventualmente i confini nazionali in un secondo momento. Quindi non studio o mi qualifico per poi tornare al paese o alla città dove sono nato e cresciuto. No! Lascio il posto dove sono nato e cresciuto perché non ho possibilità di specializzarmi professionalmente ed una volta che mi sono specializzato vado a lavorare all’estero. Siamo un paese strano!
Formiamo i Giovani e li specializziamo per poi farli andare via?
Che cosa non funziona? Quali strategie bisogna mettere in campo?
Perchè l’Italia non ha una rete adeguata alla domanda di occupazione pur proposta attraverso i corsi universitari e di specializzazione ed in risposta a questi?
Perché non si riesce ancora a fare matching tra domanda e offerta?
Bisogna necessariamente intervenire con appropriate misure di riorganizzazione per evitare questi due fenomeni che sono alla base della sostenibilità sociale ed economica del nostro paese. Tutti siamo chiamati a contribuire, con tutte le nostre forze, per l’attuazione di ogni azione utile per raggiungere questi obiettivi.
Soprattutto, per dirla alla Alessandro Siani, non vogliamo una Berlino dove i conti tornano ed i Giovani dall’Italia scappano via!
3. I possibili scenari futuri che possono scaturire dagli interventi possono rappresentare l’opportunità quale diretta conseguenza degli interventi mirati alla promozione della formazione dei giovani e del territorio.
Innanzitutto per fermare il crescente flusso migratorio dei ragazzi è necessario dare loro una formazione che sia spendibile nel loro Paese e nel luogo dove sono cresciuti, senza aver bisogno necessariamente di andare altrove. Per fare ciò però è necessario creare una forte connessione fra strutture di istruzione e formative, come scuole e università ed enti locali imprese e territorio, nei quali i giovani andranno poi a mettere in pratica il sapere acquisito. In questa maniera il giovane avrà modo di rimanere nel proprio territorio e dare un notevole contributo allo sviluppo di quest’ultimo, permettendo così una conseguente crescita economica e sociale ed evitando una dispersione di capitale economico e soprattutto umano. Proprio dal punto di vista delle relazioni umane è utile sottolineare come iniziative quali il Servizio Civile Universale contribuiscano notevolmente a creare un legame maggiore fra i ragazzi e il proprio territorio, incentivando la crescita di un legame affettivo verso il proprio paese che negli ultimi tempi, anche a causa di problematiche sociali ed economiche, sta sempre più diminuendo.
Auspichiamo quindi che gli interventi del PNRR siano mirati in primis a garantire l’universalità auspicata dal Legislatore e da tutti i portatori d’interesse coinvolti ma soprattutto di conseguire lo sviluppo ed il raggiungimento degli obiettivi esposti al fine di non realizzare inutili cattedrali nel deserto, con interventi non comprensivi di una pianificazione r di una gestione a lungo termine che non generi indotto economico e sociale.
E’ questo il momento di costruire delle solide basi per le nuove generazioni e per tutto il nostro paese. Il Servizio Civile Universale, con il Dipartimento, gli Enti ed i giovani Volontari possono contribuire